Sicurezza in ospedale: il Veneto introduce un innovativo sistema di protezione, al via il piano da 4 milioni di euro

Sicurezza in ospedale: il Veneto introduce un innovativo sistema di protezione, al via il piano da 4 milioni di euro

La Regione Veneto investe 4 milioni di euro in un innovativo piano antiviolenza per proteggere medici e infermieri. Il progetto prevede l’uso di tecnologie avanzate, come braccialetti con allarme e microcamere indossabili, per contrastare l’escalation di aggressioni nel settore sanitario.

Lanciamo in Veneto un progetto innovativo per rendere più sicuro il lavoro dei nostri medici e infermieri. Dotiamo il personale di nuovi strumenti tecnologici per chiedere aiuto in caso di aggressione: apparecchiature all’avanguardia, per la prima volta sperimentate su larga scala nella sanità pubblica. Vogliamo dare risposte concrete a un’escalation preoccupante: giù le mani dai nostri camici bianchi, chi usa violenza deve essere individuato e perseguito con forza“.

 

È la “manovra antiviolenza”, presentata ieri, 12 marzo a Venezia nel corso di un punto stampa dal Presidente della Regione, Luca Zaia, insieme all’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, al Direttore Generale della Sanità e Sociale, Massimo Annicchiarico, e al Direttore Generale dell’Ulss 4 Veneto Orientale, Stefano Filippi. Presenti anche alcuni operatori sanitari già dotati delle nuove tecnologie, il cui funzionamento è stato illustrato dal vivo.

Per contrastare il crescente numero di episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari (2.595 nel solo 2024), la Regione del Veneto ha deciso di adottare un vero e proprio Piano per la prevenzione degli atti di violenza, introducendo strumenti tecnologici come braccialetti con allarme per il personale e, in via sperimentale nell’Ulss 4 Veneto Orientale, microcamere indossabili in grado di registrare immagini e audio delle aggressioni.

“In Italia – ha premesso Zaia – in un anno si registrano 25.940 aggressioni, e nel 69% dei casi la denuncia non viene presentata. In Veneto l’escalation è preoccupante: 220 aggressioni nel 2020, 663 nel 2021, 883 nel 2022, 2.229 nel 2023 e 2.595 nel 2024. Serviva una risposta organica e di sistema, per la quale stimiamo di investire 4 milioni di euro per l’acquisto delle tecnologie necessarie. L’ospedale – ha aggiunto – è un luogo aperto per definizione e non avremmo mai voluto dover attuare questa specie di ‘militarizzazione’, ma la difesa dei nostri sanitari è una priorità assoluta. Serve anche un supporto legislativo in sede penale, perché la sacralità di un ospedale non può essere messa in discussione per nessun motivo. E non ci fermeremo qui – ha anticipato – perché stiamo già lavorando per integrare questi dispositivi con l’intelligenza artificiale, che sembra essere in grado di prevedere atteggiamenti aggressivi valutando la congruità dei movimenti di una persona“.

 

L’Assessore Lanzarin ha ricordato che “già con le linee guida del 2022 sono stati formati 5.000 operatori”, sottolineando che “il tema è stringente, dato che il timore di essere vittima di violenza è tra le principali cause di dimissioni nella sanità pubblica“.















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